Struggimento radioso al pensiero che tu mi sia accanto. Ancora così forte l’impronta della tua mancanza che l’incanto che tu possa, oggi, guidarmi, mi dà la vertigine. Frammenti di prosa, e nomi, e numeri. Amerei sdraiarmi e sognare che quel tono, così forte nella mia memoria, quelle note di basso suadenti con la esse strisciata, sussurrassero ancora. E ancora non credo, è fatale.
“Se sapremo conservare con cura e serenità le doti fisiche e le inclinazioni naturali come beni di un solo giorno e fugaci, se non saremo loro schiavi né soggetti al potere delle cose esterne, se le occasionali gioie del corpo per noi avranno lo stesso posto che hanno le truppe ausiliarie e quelle armate alla leggera nell’esercito (devono servire, non comandare), allora di certo saranno utili alla mente. L’uomo non deve lasciarsi corrompere e dominare dagli eventi esterni e deve fare affidamento solamente su se stesso, sicuro di sé e pronto a tutto, insomma artefice della propria vita. La sua sicurezza non manchi di conoscenza e la conoscenza di costanza. Siano sempre saldi i suoi principi e le sue decisioni non subiscano modifiche.” (Il maestro Seneca condensa in sé una filosofia millenaria).
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Più vertigini che libertà di credere, per me, ma sei riuscita a trasformare la necessità in poesia, e questo conta adesso. Arresta il mio entusiasmo solo un pensiero, che l’uomo è artefice degli eventi esterni e senza di essi vagherebbe in una distesa lunare. Con una mano dovremmo seminare la superficialità e con l’altra, ignara, raccoglierne i frutti migliori? Ciao,
Gioacchino
Seneca era un gran saggio davvero e insegna ancora oggi a tuti noi. Bello quello che scrivi, Ciao Giulia
Seneca un grande, ovviamente!
Mah, Gioacchino, non saprei dire. Il divario fra paura e libertà è di Kierkegaard e non mio, in ogni caso. Benvenuto in questa mia discreta casa. 🙂
Giulia, verissimo … Ciao. 🙂
Fabio, un grande vecchio, potremmo dire 🙂
Un grande vecchio, sì, ma… ancora letto!
penso che si, alcuni struggimenti siano davvero radiosi. Ci si illumina dall’interno e talvolta è bello ipotizzare d’esser schiavi di quelle cose esterne che ci abbracciano e rendono lucenti.
Eggià, Fabio, letto e diffuso 🙂
Miki, c’era una mia amica che diceva: “è così bello soffrire per amore” – forse esprimi lo stesso concetto, ma io credo che sia un certo tipo di serenità e di certezza a darci luce (il fatto è che è così effimero, di solito). Bacio 🙂